martedì 22 ottobre 2013

Piazza Missori: la statua, la cripta e il diavolo

Statua di Missori, foto di Paola Borro

Piazza Missori non è certo spettacolare come altri luoghi a Milano, di solito quando porto gli amici in giro per la città la includo nel tour solo se è di strada; però basta un'occhiata a questo blog per capire che la amo. Discreta, inglobata nel traffico cittadino, offre tuttavia piccole perle che meritano attenzione. Sotto il suo spartitraffico si cela una cripta, la statua di Missori è tra le più originali di Milano, e nei pressi di questa piazza si narra abitasse nientemeno che il diavolo. Quest'angolo della città davvero non merita di essere ignorato.
[Aggiornato il 9-6-2014 con la storia sui cinquemila cani]



Missori sul cavallo stanco
Statua di Missori, foto di Paola Borro
La statua dell'eroe che dà il nome alla piazza è probabilmente la meno militaresca che mai fu fatta a un colonnello. Missori si distinse a vent'anni come eroe delle Cinque Giornate, successivamente partì con la spedizione dei Mille al seguito di Garibaldi, al quale salvò la vita(1). Repubblicano fino al midollo, Missori rifiutò di salire in parlamento per non dovere giurare fedeltà alla monarchia. Fervente repubblicano fu anche lo scultore, Riccardo Ripamonti, che aveva già dato scandalo con la statua di un Papa Borgia decisamente anticlericale. Nel 1916, fondendo vecchi cannoni, nacque così questa scultura verista e antiretorica: Missori è ritratto mentre rientra vittorioso a Milano; vittorioso e fiero lui, decisamente meno il cavallo, che si trascina sfiancato dalle battaglie e dal viaggio. È nato anche un modo di dire, per indicare chi è particolarmente stanco e abbattuto: "Te pàret el cavall del Missori!" (Sembri il cavallo del Missori!).

La Cripta di San Giovanni in Conca
Cripta di S.Giovanni in Conca, foto di Paola Borro
A guardare quei ruderi che fungono da spartitraffico non si direbbe, ma S. Giovanni in Conca è stata una basilica: risalente al V secolo e ricostruita tra XI e XIII secolo si annovera fra le chiese più antiche di Milano. Offre più delle semidistrutte mura dell'abside che potete vedere dalla piazza: nei sotterranei si conserva ancora la cripta ed è tuttora visitabile, non avete che da scendere la scalinata che si trova sul retro. Se deciderete di scendere nella cripta troverete la storia di questo edificio, scelto per la sua eleganza come cappella gentilizia dai Visconti. Un racconto che si snoda per più di un millennio e mezzo e parla di distruzioni, rinascite e nuove cadute. Per fare un esempio la facciata della chiesa esiste ancora ed è a Milano, intatta: fu smontata e ricostruita pezzo a pezzo, oggi la si può ammirare sulla chiesa valdese di via Francesco Sforza 12. Io però preferisco narrarvi una tradizione insolita e ormai dimenticata. Nelle siccità del Medio Evo davanti a San Givanni in Conca per tre giorni si intonavano preghiere implorando la pioggia. Se questo non funzionava si mettevano a bollire in un grande pentolone carni e verdure; durante il banchetto i sacerdoti di passaggio venivano inseguiti e spruzzati col brodo. Secondo la leggenda San Giovanni era stato gettato dai pagani in un calderone d'olio bollente, ma un provvidenziale temporale aveva spento il fuoco e salvato il santo. Magari un nuovo temprale avrebbe salvato quei preti dalla più impertinente doccia di brodo caldo.

Curiosità e leggende: in quella casa abitava il diavolo.
Corso di Porta Romana 3,
foto di Paola Borro
In Corso di Porta Romana 3, già visibile da piazza Missori, si racconta che fosse venuto a vivere il diavolo in persona. Arrivò a Milano nel 1600 sotto il nome di Ludovico Acerbi. Ricchissimo, si rese subito inviso alla città facendo di tutto per ostentare sfarzo in un momento di profonda crisi economica. Un anonimo cronista dell'epoca lo descrive: "di anni cinquanta in circha con barba quadrata et lunga, né magro né grasso, né bianco né nero. Comparisce ogni giorno in carrozza superbissimo con sedici staffieri giovani, sbarbati, vestiti in livrea verde dorata et con assai copia di gioie e sei cavalli tirano la sua carrozza". In quegli anni si cominciò a dire che il marchese Acerbi fosse Satana in persona. Si narra poi che quando scoppiò la pestilenza del 1630(2) quest'uomo non solo si rifiutò da lasciare Milano ma prese l'abitudine di dare feste sontuosissime per chi era rimasto, e che la sua risata risuonasse nel Corso reso deserto dalla morte. Secondo la leggenda nessuno in casa Acerbi venne colpito dalla peste e allora i milanesi non ebbero più dubbi: il diavolo abitava lì(3).

I cinquemila cani
Can de la bissa” (cane della biscia) è un insulto milanese dalle origini antiche. Inizialmente indicava i cani di Barnabò Visconti, feroce signore di Milano, riconoscibili dallo stemma visconteo che portavano sul collare. Questi cani erano circa cinquemila, dovevano essere mantenuti dai cittadini, potevano girare liberamente in città e se entravano in una casa il proprietario era tenuto ad allevarli. Pene severissime colpivano chi non li avesse nutriti e la morte di un cane poteva comportare la confisca dei beni del responsabile. Proprio in piazza Missori, sulla destra di chi guarda San Giovanni in Conca, si trovava la di can (casa dei cani): sede centrale di questi poco amati animali. Si narrano diverse storie in proposito. Una racconta dell’abate che dimenticò di nutrire due alani: il Visconti lo condannò a una multa di quattromila scudi, cifra folle per l’epoca. Alle suppliche dell’abate, Barnabò rispose che lo avrebbe perdonato se fosse riuscito a rispondere a quattro domande: qual è la distanza dalla Terra al cielo; quant’acqua c’è nel mare; quello che si fa all’inferno; e quello che vale la mia persona. Fu il mugnaio dell’abate a trovare le risposte: disse che “da qui al cielo vi sono 36854072 e mezzo e venticinque passi” e “25982 milioni di cogna più sette barili, dodici boccali e due bicchieri di acqua nel mare”, se il signore non ci credeva poteva verificare i calcoli e, se le cifre indicate fossero risultate errate, farlo impiccare; all’inferno poi “si taglia, arraffia, squarta e impicca né più né meno di come fate voi qui”; quanto all’ultima domanda, la più insidiosa, rispose che Barnabò valeva ventinove denari, uno in meno di quelli per cui fu venduto Cristo. Leggende a parte, la Casa dei cani sorgeva realmente qui; verso il Settecento le condizioni del palazzo erano talmente disastrose che si usava dire “è come la di can” per indicare qualcosa ridotta allo stremo.

Dove e quando
La statua di Missori è ovviamente sempre visibile in piazza Missori.
La cripta di S. Giovanni in Conca è visitabile dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 17.30
(orario invernale, in agosto potrebbero esserci periodi di chiusura);
ingresso gratuito.
Il civico 3 del Corso di Porta Romana è un'abitazione privata e non è visitabile(4).

Note
(1) la scritta alla base del monumento, ormai quasi illeggibile, riporta una citazione di Garibaldi: "Il colonnello Giuseppe Missori, con la sua solita bravura, mi sbarazzò col suo revolver dal mio antagonista di cavalleria nemica. Firmato: Garibaldi" (durante la battaglia di Milazzo, nel 1860).
(2) la stessa pestilenza narrata da Manzoni.
(3) in realtà Ludovico Acerbi morì nel 1622 e la pestilenza non la vide proprio. Tuttavia per secoli i milanesi cedettero in questa storia, e secondo me questo rende la sua casa ugualmente leggendaria.
(4) a meno che riusciate a convincere il portiere.

Fonti
Sulla statua di Missori:
"Dizionario del Risorgimento Nazionale", Vol. 4, 1937. (348)
"Guida ai misteri e segreti di Milano"; Mario Spagnol, Giovenale Santi; Sugar Editore 1967;
sito Treccani.it voce: Giuseppe Missori;
sito turismo.milano.it, voce: monumento a Giuseppe Missori
Su S. Giovanni in Conca:
brochure illustrativa di San Givanni in Conca;
"Guida ai misteri e segreti di Milano"; Mario Spagnol, Giovenale Santi; Sugar Editore 1967;
sito turismo.milano.it, voce: chiesa di San Giovanni in Conca;
Sulla casa del diavolo:
"Guida ai misteri e segreti di Milano"; Mario Spagnol, Giovenale Santi; Sugar Editore 1967;
"101 storie su Milano che non ti hanno mai raccontato"; Francesca Belotti, Gian Luca Margheriti; Newton Compton Editori 2009;
sito Treccani.it voce: LudovicoAcerbi;
sito wikipedia.org, voce: LudovicoAcerbi.
Sulla  di can:
"101 storie su Milano che non ti hanno mai raccontato"; Francesca Belotti, Gian Luca Margheriti; Newton Compton Editori 2009;
 "Guida ai misteri e segreti di Milano"; Mario Spagnol, Giovenale Santi; Sugar Editore 1967.

Copyright
I contenuti di questo post sono sotto licenza CC BY-NC-ND
(Creative Commons: Obbligo di attribuzione – Vietato l’uso commerciale – Niente opere derivate)


13 commenti:

  1. E brava la nostra Lara!
    Tutte queste stori di Missori e del Missori mi erano ignote.
    Da oggi sappiamo che è molto più di una fermata della metro.
    Baci Leo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Leo!!! I tuoi commenti hanno sempre il potere di farmi sentire utile :-)

      Elimina
  2. sempre più interessante, complimenti!

    RispondiElimina
  3. Quanti aneddoti interessanti! :D Alcuni mi erano noti, altri proprio no.
    Adoro scoprire cose nuove :)

    RispondiElimina
  4. Complimenti, bell'articolo.
    Ho scritto anch'io sul mio blog di questa statua... in modo molto diverso.
    E' bello vedere che c'è qualcun altro in giro per Milano che ha voglia di osservare i particolari.
    A presto e buona scrittura.. ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, apprezzo davvero il complimento!
      Non sapevo che Missori avesse conquistato una bandana, mi piace la tua foto!
      A presto!

      Elimina
  5. Interessante la storia dei cani di Barnabò Visconti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A questi si fa risalire anche l'espressione "alla caz.o di cane". In origine era "alla casa (Cà di can) dei cani" alla quale dovevano essere portati i cani affidati ai cittadini. Le visite raramente si concludevano in modo positivo...

      Elimina